Buenos Aires te quiero!

Come si fa a non amare la città di Eva Peron e Diego Armando Maradona, la città dove si va a cena a mezzanotte e a letto all’alba, la città dov’è nato il tango e dove hanno trovato casa centinaia di migliaia di nostri connazionali a fine ‘800. Sarà forse per questi motivi (e altri mille) che a Buenos Aires ci si sente presto a casa!

IMG_1901_1200

Città bellissima che vive 24 ore su 24. Merita almeno una settimana di tempo per visitarla e offre tantissimo. Buenos Aires è una città moderna che conserva nello stesso tempo le sue tradizioni. Grattaceli moderni si alternano a palazzi storici, a piazze ordinate e grandi spazi verdi, curati e accoglienti. Le foto che abbiamo scattato non rendono giustizia ma in questi ultimi giorni abbiamo preferito rilassarci totalmente e dimenticare tutto il resto.

Dopo oltre 5.000 km attraverso Perù, Bolivia e Argentina, siamo ora giunti alla meta del nostro viaggio e non potevamo concluderlo in maniera migliore. Ad accoglierci un clima favoloso, 25 gradi, leggere brezze di vento estivo e luce fino alle 8 di sera. Da non tornare più a casa… 😉

Con un giro di 3 ore in city bus si ha modo di girare i quartieri principali della città (consigliatissimo) e di conoscere alcune curiosità e nozioni storiche raccontate dalla guida (anche in italiano). Imperdibili le zone di Porto Madero, Recoleta e la vivacissima Palermo (quest’ultima speciale in orario aperitivo-cena).

Ma soprattutto, imperdibile è il Tango! Gli spettacoli principali offerti ai turisti sono 3-4, ogni sera, tutto l’anno: il top è quello di Tango Porteno che in 1 ora e mezza vi incanterà lasciandovi a bocca aperta. Sul palco tra i migliori ballerini al mondo, con orchestra dal vivo, il tutto in un’atmosfera da favola in un teatro meraviglioso.

IMG_1920_1200

L’Argentina da alcuni mesi è tecnicamente in default, ovvero in bancarotta, ma nonostante l’inflazione sia in aumento, di recente l’Economist ha certificato che l’economia è in crescita (si tratta di un default selettivo). La mia diretta e personale testimonianza è che in nessuna delle città argentine che abbiamo visitato, si percepisce questo stato di crisi, anzi. Buenos Aires ad esempio si è dimostrata una città in crescita, vivace e in fermento. L’unico segnale evidente del default è il cambio di valuta straniera: attualmente 100 dollari americani equivalgono a 855 pesos argentini. Questo è il cambio ufficiale delle banche. In realtà per strada, soprattutto nelle zone turistiche, per 100 dollari si ottengono 1.200-1.250 pesos. Una differenza abissale!

L’ultima sera a Buenos Aires abbiamo avuto la fortuna di partecipare alla festa di migliaia di tifosi del River Plate (seconda squadra di calcio più importante della città dopo il Boca Juniors) vincitrice, per la prima volta nella sua storia, della Coppa Sudamericana. Vi lasciamo solo immaginare l’entusiasmo che si respirava, in un luogo dove il calcio è sacro.

IMG_1951_1200

E così Sud America Time giunge al termine. Difficile fare bilanci e resoconti. Come mi succede in ogni grande viaggio che ho la fortuna di fare, io necessito sempre di molti giorni, se non settimane o mesi, per metabolizzare e riordinare tutti i ricordi, le immagini, le esperienze, i panorami e i profumi dell’avventura appena vissuta. A volte riemergono addirittura dopo anni, facendomi sorridere con un filo di malinconia, che è comunque sempre piacevole.
Ciò che conta veramente è che è stato. Nulla più.

Questo blog rimarrà online, non come guida bensì come appunti di un diario di viaggio, che è ben diverso. Il mio intento è solo quello di condividere, senza alcuna pretesa. A breve aggiornerò alcuni post perchè mi piace essere preciso e perchè, senza voler fare alcuna polemica, trovo giusto informare sempre correttamente i lettori e metterli al corrente di esperienze positive e negative (preannuncio che non volerò mai più con Alitalia né mi affiderò più all’agenzia Marmarole/Elisir Viaggi, nonostante fosse nostra partner, perchè entrambe ci hanno offerto servizi pessimi). Grazie a chi ha viaggiato con noi a distanza, leggendo gli aggiornamenti e visitando periodicamente il sito.

Noi torniamo a casa colmi di nuove storie da raccontare (e altrettante da non dire a nessuno 🙂 ), felici di aver messo nel cassetto un’altra grande avventura on the road e con la testa già proiettata verso il prossimo viaggio…

<< Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati.
Dove andiamo? 
Non lo so, ma dobbiamo andare. >>
(Jack Kerouac – On the road – 1951)

image3_1200

 

Salta e Cordoba: nel cuore dell’Argentina

IMG_1787_1200

Salutiamo la Bolivia alla volta dell’Argentina, ma il primo approccio non è dei migliori: il viaggio in bus per Salta, di 7 ore, è un disastro! Siamo gli unici turisti e gli altri passeggeri (locali) sono impegnati in traffici illeciti a noi poco chiari. Fatto sta che per tutta la notte l’autobus si ferma in posti non previsti, fa scendere e salire gente, che a loro volta caricano e scaricano pacchi di enormi dimensioni con all’interno qualsiasi cosa, cercando di coinvolgerci e infilando merce anche sotto i nostri sedili. La polizia interviene 3 volte, perquisendo, interrogando e mettendo sottosopra il bus. Fortunatamente ne usciamo indenni e la mattina presto arriviamo finalmente a Salta.

IMG_1792_1200

450mila abitanti, nord dell’Argentina, ai piedi delle Ande, 30 gradi e sole alto nel cielo, Salta ci conquista subito! Una bella città, vivace e allegra, piena di vita e …belle ragazze. Notiamo subito la differenza con i boliviani: qui la gente è molto più gentile e disponibile. Ci sentiamo a nostro agio e ci rilassiamo.

IMG_1794_2500

Non è una località particolarmente turistica e forse proprio questo la rende interessante e genuina. Un piacevole giro in teleferica ci porta sul colle che domina la città, da cui si può godere di una bella vista panoramica e di un parco curato nei minimi particolari.

IMG_1809_2500

E’ il fine settimana e senza grandi aspettative usciamo per la serata, sperando ci sia un po’ di movimento. Veniamo presto travolti dalla notte argentina!
Migliaia di persone si riversano in strada, lungo un grande viale pedonale con decine di locali che sparano musica a tutto volume. Scegliamo quello che ci ispira di più e ci lanciamo nella festa.

A notte fonda, nonni di 70-80 anni col sombrero in testa e un fazzoletto in mano, si muovono come ragazzini facendo danzare giovani donzelle in un mix tra tango e tarantella. Che spettacolo! Che stile!

IMG_1815_1200

Vorremmo fermarci qui di più ma dobbiamo rispettare il programma di viaggio e Buenos Aires è ancora distante. Per lo spostamento verso la prossima tappa, Cordoba (12 ore), andiamo sul sicuro e prendiamo un posto in top class sulla migliore compagnia di autobus del Paese.

IMG_1831_1200

Cordoba, seconda città dell’Argentina per popolazione (quasi 1.300.000 abitanti). Cordoba non ci piace!
Facciamo un giro completo con il bus turistico (quello in stile inglese con il tetto aperto per intenderci), abbiamo solo una giornata e ci sembra il mezzo migliore. La città però è fredda e asettica. I palazzi in stile coloniale sono gradevoli, ci sono anche belle chiese e spazi verdi, però nulla di speciale (e il cielo grigio non aiuta). Inoltre in varie zone si nota degrado e sporcizia.
Qui, la presenza massiccia della comunità italiana di emigranti, ha influito pesantemente nell’architettura e nella vita sociale della città.

Nel tardo pomeriggio decidiamo di visitare il mercato artigianale (che si svolge ogni domenica) in un quartiere tradizionale della città. Bellissimo! La giornata si risolleva. Artigianato di altissimo livello, con prodotti di vario tipo, sia moderni che classici, originalità e buoni prezzi.

Decidiamo quindi di passare anche le ultime ore nella stessa zona e la scelta è azzeccata: aperitivo e ottima cena in locali accoglienti, d’avanguardia e con atmosfere ricercate. Rivalutiamo in parte la città e in fin dei conti, ci diciamo tra noi, anche qui poi tanto male non si sta.

IMG_1862_1200

Nota positiva, la presenza di molti slogan contro la Monsanto, multinazionale statunitense nota per la produzione di sementi transgeniche. L’azienda in Sud America ha molti interessi e da quello che abbiamo potuto capire e constatare, qui si trova uno dei cuori pulsanti della resistenza, che punta a fermare i traffici (spesso loschi e sempre discutibili) di questo colosso

IMG_1835_1200

Ci siamo quasi, il nostro viaggio è quasi al termine. Siamo arrivati fin qui seguendo il nostro itinerario alla lettera e nonostante alcuni inconvenienti, siamo riusciti a rispettare le date che ci eravamo prefissati. Domani, Buenos Aires sarà nostra!

Salar de Uyuni e altopiani boliviani: meravigliosa natura

Che spettacolo ragazzi, che spettacolo!
Essere catapultati dal caos di La Paz alla quiete del Salar de Uyuni, è stato un bel trip.

Salar de Uyuni

Per raggiungere Uyuni avevamo previsto di prendere un bus (11 ore) ma alla fine abbiamo optato per un volo interno (45 minuti), che ci ha fatto risparmiare tempo ed energie (e anche rischi dal momento che i bus boliviani non sono proprio il mezzo di trasporto più sicuro a disposizione).

Ma lasciare La Paz non è stato facile dal momento che la compagnia aerea (Amazasonas) prima ci ha cancellato-spostato il volo e poi ha fatto un po’ di casino con i nostri bagagli. Inoltre sono successe una serie di vicissitudini (piccoli acciacchi, poche ore di sonno e altre cose) che hanno reso le ultime 48 ore le più impegnative del viaggio, finora. Ma viaggiare è anche questo e non ci lasciamo scoraggiare.

Quando sotto ai nostri occhi appare il Salar (il più grande deserto di sale del mondo) e soprattutto una volta atterrati, il nostro entusiasmo si rinnova e ci lasciamo alle spalle tutte le problematiche.

La distesa salata di Uyuni è grande 12mila km quadrati. Da qui si estrae il sale alla vecchia maniera ed è possibile visitare alcuni laboratori…

Ma è il turismo che genera sempre maggiori introiti: la vista nell’immensa distesa bianca è veramente incredibile.

IMG_1613_2000

Al centro del deserto c’è l’isola Incahuale, ricoperta di cactus centenari. In circa mezz’ora di cammino si giunge in cima da dove il panorama è surreale.

IMG_1656_2000

Questo è soltanto il primo dei tre giorni del tour sugli altopiani boliviani ed è iniziato alla grandissima. Avevamo proprio bisogno di un’immersione nella natura (e che natura!) dopo i giorni passati a La Paz.

Dormiamo in una sorta di ostello in un paesino in mezzo al nulla che sembra abbandonato ma dove in realtà ci vivono 200 famiglie. La nostra camera è a dir poco minimal: 3 letti, 1 cestino e 1 appendiabiti. Riusciamo a recuperare anche 1 comodino. Il mercato locale rende l’idea delle dimensioni e dell’isolamento del luogo…

IMG_1687_1200

Il tour prosegue verso gli altopiani boliviani e la sue lagune. Fin da subito ci troviamo immersi in paesaggi desertici che attraversiamo con la nostra 4×4 e nei quali incontriamo molti lama, struzzi e lepri selvatiche.
Qui non esiste alcun distributore di benzina e per fare rifornimento è necessario portarsi dietro tutto l’occorrente (vedi foto sotto a destra).

Entriamo cosi nella riserva andina che è un parco nazionale di origine vulcanica al confine con Chile e Argentina caratterizzato da meravigliose lagune di acqua salata e poca vita essendo localizzato tutto sopra i 4000 m.

IMG_1701_2000

Fantastica è la Laguna Colorata che si trova a 4200 m. Il suo nome deriva dagli incredibili colori che si possono vedere creati dai micro organismi presenti nell’acqua, alimento dei tanti fenicotteri che ci vivono. Siamo arrivati a mezzogiorno, momento in cui l’inclinazione del sole esalta di più i colori.

IMG_1712_2000

Per gli amanti della natura incontaminata questo è un posto veramente magico: il silenzio e la pace qui sono totali.
La speranza è che il governo boliviano mantenga questi posti così come sono, inalterati e selvaggi al 100%.

IMG_1722_1200

Continuiamo la nostra gita e giungiamo in una zona di geyser (per la precisione, fumarole) a quota 4900 m. che dimostra che le attività vulcaniche locali sono ancora attive. Arriviamo così sulla Laguna Verde: a differenza della altre lagune questa non è abitata da alcun animale in quanto le sue acque sono altamente tossiche (arsenico, zolfo ecc). A prima vista ci è sembrato di arrivare su un ghiacciaio. Una visione incredibile.

Continuiamo il nostro viaggio e decidiamo di approfittare delle fonti di acqua calda naturali regalandoci un piacevole bagno rilassante con sullo sfondo l’infinito deserto boliviano.

IMG_1750_1200

Arriviamo al tramonto presso un’altro paesino nel nulla e poco abitato dove ci riposiamo per la notte e carichiamo le batterie per l’ultima giornata sugli altopiani. I padroni di questa terra sono i simpatici lama

IMG_1758_2000

L’ultimo giorno di tour lo passiamo principalmente macinando km su strade sterrate per discendere dagli altopiani e arrivare così a Tupiza e da lì in 1 ora di strada a Villazonconfine con l’Argentina.

IMG_1785_2000

Per fare questo tour noi ci siamo affidati all’agenzia Bolivientura, che ci è stata consigliato da altri travellers. Possiamo confermare l’ottimo servizio e assistenza, sia prima che durante il nostro giro.

3 giorni intensi e bellissimi: 1.300 km di sterrato e paesaggi che ci rimarranno nella memoria per molto molto tempo. E ora via, l’Argentina ci aspetta!

IMG_1776_1200

La Paz: nuova speranza boliviana

Le 4 ore di bus verso La Paz sono caratterizzate da questo singolare attraversamento del Lago Titicaca, che come vedete dalle foto seguenti, avviene grazie a delle grandi zattere in legno. I passeggeri fortunatamente vengono fatti scendere e attraversano a bordo di barchette che trasmettono molta più fiducia.

Arriviamo così nella capitale boliviana, attraversando prima la periferia, dove il degrado e il caos sono evidenti, e poi El Alto, la zona alta della città, la più povera e di conseguenza la più pericolosa. Non che la “zona bassa” sia moderna e ordinata ma la differenza è comunque evidente e molti quartieri centrali denotano una crescita e un cambiamento in corso.

IMG_1545_2000

La Paz è in una posizione geografica molto particolare, inserita in una conca in mezzo alle montagne e gli altopiani boliviani. E’ considerata la più alta metropoli al mondo, con i suoi 3.600 metri. A quanto pare invece non ci sono dati precisi sulla popolazione: le cifre variano da 900mila a 3 milioni di abitanti.

Questa è la casa del presidente Evo Morales, al terzo mandato e ben voluto da tutti: la sua faccia campeggia su molti palazzi e su striscioni che annunciano importanti iniziative pubbliche.

Tra tutte la più imponente è il Mi Teleferico: uno dei primi esempi in assoluto di trasporto urbano aereo, che con le sue 3 linee (gialla, operativa da marzo di quest’anno – rossa, operativa da settembre – verde, operativa da dicembre), collegano principalmente proprio la parte bassa e alta della city: l’intento è quello di ridurre il traffico e le distanze (da qualsiasi punto di vista) tra le varie zone di La Paz. Sono previste altre 5 linee (per un totale di 8) di queste modernissime cabinovie che cambieranno sicuramente il volto della città, collegandola in modo efficiente e offrendo un servizio fondamentale alla portata di tutti. Un giro è obbligatorio.

La Paz è una città complessa: alcuni scorci sono veramente inquietanti, sporcizia e degrado li fanno da padroni. Altri invece appaiono ordinati ed evoluti. Non si può dire oggi, che sia una bella città, per nulla, ma secondo me ha tutte le carte in regola per diventarla. Vedremo come se le giocherà.

La chiesa San Francesco

La chiesa San Francesco

Non avendo molto da offrire a livello turistico (alcuni musei, downhill, escursioni nelle zone limitrofe e poco altro) siamo finiti per assistere a uno degli spettacoli più trash mai visti. Ma una roba proprio indescrivibile, tant’è che abbiamo preferito condividerla con voi attraverso un video, perchè altrimenti a parole sarebbe veramente stato impossibile farlo. Questo è il Cholitas Wrestling, che si tiene ogni domenica in un’arena improvvisata di El Alto. Divertente per i primi 3 minuti, disgustoso per le restanti 2 ore.

Questo e molto altro è La Paz, una città dalle mille contraddizioni. E i suoi abitanti non sono diversi: alcuni (pochi a dir la verità) simpatici e accoglienti, molti altri indisponenti e burberi.

E’ stata una tappa importante del nostro viaggio. Che ora continua, verso lande più desolate (gli altopiani boliviani). Ma lasciare La Paz non è stato facile! Nel prossimo post tutti i dettagli…

Una notte sul lago Titicaca

La leggenda narra che qui, sull’Isla del Sol, nacque Manco Càpac, il primo Inca, colui che poi fondò la capitale dell’impero, Cusco. E noi proprio sull’Isola del Sole abbiamo deciso di passare una notte e ci è stata regalata un’alba che ci ha ripagati in pieno dell’alzataccia. Di fronte a noi l’Isla de la Luna e dietro le Ande.

IMG_1501_1200

Lasciamo il Perù alla volta della Bolivia, viaggiando da Cusco a Puno e poi fino Copacabana (località omonima della nota spiaggia brasiliana), primo paese boliviano oltre la frontiera.

Il Titicaca è il più alto lago navigabile del mondo, a 3.800 metri s.l.m. E’ enorme, ha una superficie di 8.300 km quadrati (per darvi un’idea il nostro Lago di Garda ne misura 368). Si divide tra Perù e Bolivia.

IMG_1474_1500

Sull’Isla del Sol non c’è molto da vedere se non alcune rovine risalenti all’epoca incaica. In particolare, un santuario con un tempio dedicato a Inti (il dio Sole) che però non ci ha impressionato particolarmente.
L’isola è raggiungibile in 1 ora e mezza di barca (2 partenze ogni giorno da Copacabana) e gli insediamenti sono nella parte nord e sud (noi abbiamo scelto il sud). Conviene non prenotare niente per la notte, una volta sull’isola gli abitanti del posto offrono ottime sistemazioni (spartane ma dignitose) per pochissimi soldi. 

E’ un posto fuori dal mondo che però sta diventando sempre più turistico: anche in questo caso speriamo che peruviani e boliviani riescano a mantenerlo il più possibile incontaminato, perchè è questa la sua vera ricchezza.

IMG_1492_1200

Dopo lo splendido inizio giornata siamo tornati sulla terra ferma dirigendoci verso La Paz, capitale della Bolivia e nostra prossima meta.

Mucho gusto Titicaca, buena suerte!

IMG_1514_1200

Cusco: la vera capitale del Peru

Essendo stata la capitale dell’impero Inca ha una quantità incredibile di storia da mostrare.
Il nostro consiglio è quello di intrapprendere un tour guidato per la città appena arrivati per poi capire su cosa focalizzare il tempo a disposizione. Ne partono di gratuiti tutte le mattine da Plaza de Armas.

DSC05578_1800

Plaza de Armas

Cusco si trova a 3400 metri s.l.m. e di conseguenza tutte le attività vengono fatte con più calma in questo posto che alterna turisti a signore locali vestite con i tipici colori peruviani e piccoli alpaca sulle spalle.
Plaza des Armas è il centro della parte storica della città. Qui si trovano hotel, ristoranti e locali notturni per tutti i gusti. Per cercare qualcosa di più local conviene spostarsi di qualche via in qualsiasi direzione.

A nord della città sovrasta il monte Pukamuqu con il Cristo Blanco che controlla Cusco dall’alto. Dietro il Cristo Blanco si trovano le incredibili rovine Saksaywaman. Si può arrivare a piedi in 20 minuti dal centro o con i mezzi pubblici. Giunti in cima ci si trova immersi in un altopiano di rovine Inca decisamente inaspettato. Si può anche godere di una incredibile vista su tutta la città.

DSC05438_1800

Le rovine Saksaywaman

Girando per la città si possono vedere i resti delle costruzioni Inca poi convertiti in conventi dai gesuiti spagnoli. Ci sono diversi musei che aiutano a capire di più sul loro impero e ogni piazza o via che si incontra trasuda storia.

Per chi invece si stufa velocemente dei musei la città offre tantissime attività per scoprire la regione di Cusco quali noleggi biciclette con o senza guida da crosscountry o downhill, trekking da più giorni, zipline, noleggi quad, noleggi moto da enduro e tanto altro per potersi immergere nella natura incontaminata e scoprire incredibili rovine nascoste e mai trovate dai conquistadores.

Insomma, Cusco si è presa una parte del nostro cuore e ci dispiace solo non esserci fermati più a lungo.

(Testo e foto di Andrea Vascellari)

La Valle Sacra degli Inca

Aguas Calientes, che si trova proprio ai piedi della montagna dove sorge il Machu Picchu, è un postaccio turistico composto solo da bar, ristoranti e centri massaggi. Da evitare proprio.

A un’ora e mezza di treno verso Cuzco c’è invece Ollantaytambo, piccola cittadina accogliente e punto di partenza per un’infinità di escursioni. Da qui inizia la Valle Sacra, il cuore dell’impero Inca, che si estende verso est per circa 100 km.

IMG_1403_1200

Qui si potrebbero passare intere giornate a visitare gli insediamenti e le testimonianze della grandiosa cultura precolombiana. Noi ne abbiamo scelti alcuni, raccontati brevemente di seguito (lasciamo parlare le foto).

Sito archeologico di Moray
Incredibili terrazzamenti per la coltivazione di mais e verdure. Da notare come si adeguavano sempre alla forma del paesaggio.

Salinas
Dalla montagna, una fonte di acqua salata, dona agli Inca un tesoro immenso che riescono a sfruttare nel migliore dei modi. Le saline sono tutt’oggi attive e le famiglie locali gestiscono la vendita di 7 varieta’ di sale (una piu’ squisita dell’altra). 

IMG_1421_1200

Balcon del Inka
Un piccolo villaggio di dodici famiglie che portano avanti le antiche tradizioni legate alla tessitura, con componenti al 100% naturali.
Visita graditissima, gente semplice, cordiale e simpatica. I loro prodotti in lana di pecora o di alpaca sono fantastici. Una bella immersione nella vera cultura peruviana.

IMG_1425_1200

Il nostro viaggio procede alla grandissima. Il Perù sta superando di gran lunga le nostre aspettative. Mai avremmo immaginato di trovare una tale ricchezza storica e culturale. Gli Inca hanno veramente lasciato il segno.

IMG_1432

Trekking sul Machu Picchu: report completo Inka Trail

1° GIORNO
Siamo in tenda, dentro i nostri sacchi a pelo, la luce della pila illumina appena l’agendina su cui sto scrivendo. L’unico rumore che si sente è quello del fiume che passa a 50 metri dal nostro campo. Fuori buio incontaminato. Sopra di noi un cielo mozzafiato: al diavolo gli hotel a 5 stelle, noi qui di stelle ne abbiamo a milioni.
Oggi è iniziato il nostro trekking sul cammino Inka e abbiamo attraversato le prime valli del percorso: panorami bellissimi e variegati. Ottima la compagnia, siamo un gruppo di 10 persone: con noi ci sono Thy (tedesca di origini vietnamite), Asiad (iraqueno che vive in Svezia) e la sua compagna Angie (costaricana), Rubens (la nostra guida) e 4 portatori compreso il cuoco (tutti peruviani). Andrea Vasc. purtroppo ha dovuto rinunciare per un problema al ginocchio e ci raggiungerà direttamente sul Machu Picchu, l’ultimo giorno.

Prima giornata molto tranquilla, 12 km e 300/400 metri di dislivello. Ma i nostri zaini sono pesanti, perchè a differenza dei precedenti trekking (in Nepal e Tanzania) qui ci trasportiamo tutto noi, tranne tende e cibo. Avremmo potuto viaggiare più leggeri affidando il trasporto del materassino e materiale vario a un altro portatore, ma abbiamo preferito così, ci sentiamo più autonomi.

Questa è la terra degli Inka, civiltà tra le più evolute che il mondo abbia mai conosciuto. E già oggi abbiamo incontrato una loro importante testimonianza, ovvero i resti della cittadina di Llactapata. Qui si nota subito il loro rapporto, basato soprattutto sul rispetto, con Madre Terra, per loro “Pacha Mama“: ciò che costruivano non alterava il territorio ma si plasmava su di esso; lo sfruttavano ma senza distruggerlo, prendendo ciò che esso offriva loro. Ed è così che si adattavano al corso del fiume, senza deviarlo, è così che seguivano le forme della montagna, senza scalfirla (vedi foto seguente).

“Pacha Mama” era la cosa più importante che avevano, era la loro madre, la loro casa.
C’erano arrivati a capirlo nel 1.200 d.C., circa 800 anni fa.

IMG_1249_1200

La cittadina Inka di Llactapata

Consigli pratici: pole pole dicono le guide sul Kilimangiaro, bistare bistare ripetono gli sherpa in Himalaya, un passo alla volta è il mantra dei pellegrini sul Cammino di Santiago… piano piano è anche il consiglio qui in Perù, senza dubbio il più importante e quello da tenere sempre a mente durante un trekking, o in qualsiasi escursione.
Nei trekking (così come nella vita…) non è importante la meta ma il percorso che porta ad essa. E’ fondamentale cercare di godersi ogni singolo passo, ogni scorcio, ogni momento del cammino. Sembra scontato ma non lo è, perchè la smania di arrivare al traguardo (che in questi casi consiste nel campo successivo), è sempre in agguato, specie nella nostra società schizzata. Pole pole, bistare bistare, piano piano… carpe diem!

2° GIORNO
Oggi la tappa più dura del trekking con la salita al passo Warmi Wanuska a 4.200 m. e un totale di 1.300 metri di dislivello in 9 km di salita. Una bella “scampagnata” anche perchè giunti in cima al passo, pioggia e vento ci hanno investiti, e la discesa su alti gradini di pietra scivolosi, è stata tosta.

Ora, nonostante giacche e ponchi, siamo tutti inzuppati (zaini compresi) in un campo spartano senza alcuna fonte di calore. Ha smesso di piovere da un po’ ma nuvoloni bianchi ci avvolgono e tengono il sole ben lontano.
E’ così, fa parte del “gioco”. Senza ostacoli, imprevisti, difficoltà, senza dover stringere i denti o senza esser messi alla prova, non sarebbe un trekking che si rispetti. Esistono le crociere o i villaggi vacanze per chi cerca altro, ma nessuno di questi, nemmeno il più costoso al mondo, è in grado di darti certe soddisfazioni e farti vivere certe esperienze.

In cima al passo Warmi Wanuska

In cima al passo Warmi Wanuska

Il Machu Picchu si fa desiderare e così sia. Speriamo solo che domani Pacha Mama ci regali qualche ora di sole e gliene saremo grati.
Questa mattina i portatori ci hanno svegliato portandoci in tenda un thè alle foglie di coca (mate de coca) e qui apro una piccola parentesi: la foglia di coca è parte integrante della cultura sud americana da millenni, è legale in tutti i paesi andini, del tutto naturale e di conseguenza ben lontana dalla cocaina, sostanza che si estrae dalla foglia per poi lavorarla chimicamente e adulterarla con prodotti sintetici.
La gente qui la mastica per combattere fame, fatica e altitudine: il suo effetto principale è quello di “aprire” le vie respiratorie garantendo una migliore assunzione di ossigeno e quindi appunto meno fatica a respirare in quota. I portatori ne masticano in grande quantità, tenendo una manciata di foglie a lato della bocca per alcune ore prima di sputarla. A differenza della foglia, che è riconosciuta come patrimonio nazionale, la cocaina viene disprezzata dagli autoctoni e chiunque la giudica negativamente.

E’ stata una giornata intensa e ora ci corichiamo nelle nostre tende: qui i telefoni non prendono, zero contatti col mondo esterno. Casa è lontana, anzi lontanissima. Non c’è nulla di meglio del dolce pensiero delle nostre famiglie per conciliare il sonno. Buenas noche amigos!

Consigli pratici: senza sole e senza fuoco, tanto meno senza elettricità, l’unico modo per asciugare i vestiti bagnati è usare il calore del proprio corpo. Questo prevede avere almeno un cambio asciutto da indossare appena giunti al campo. Dopo aver strizzato il più possibile gli indumenti, si possono indossare uno alla volta tra uno strato e l’altro di quelli asciutti (ad esempio tra la maglietta e la felpa o tra la felpa e la giacca). I calzetti umidi a contatto con la pelle (sulle spalle o sulle gambe). Infine si possono riporre all’interno del sacco a pelo mentre dormite o stesi tra sacco a pelo e materassino, sotto di voi. I vostri corpi, col passare delle ore, toglieranno l’umidità.
Vivendo situazioni simili, ci si rende conto di quante cose diamo per scontato, nelle nostre vite agiate…

IMG_1283_1200

3° GIORNO
La mia “preghiera” è stata ascoltata: ci siamo svegliati all’alba col cielo azzurro. Il sole ci ha raggiunto dopo poco dandoci nuova linfa vitale.

IMG_1288_1200

Una splendida giornata, tra valli incontaminate e sentieri panoramici.

Oggi era la tappa più lunga, di 16 km, in un alternarsi di salite e discese che hanno messo a dura prova le nostre gambe. Vi basti sapere che l’ultimo tratto, con dislivello negativo di oltre 1.000 metri in 7 km, qui lo chiamano “Gringos killer” (dove gringos sta per occidentali): un’infinita discesa su gradini di pietra a tratti così ripidi da dover appoggiare le mani a monte. Ma è andata!

E anche oggi sul nostro cammino abbiamo incontrato importanti testimonianze della cultura Inka. Antichi insediamenti, per utilizzi religiosi e militari, conservati incredibilmente bene. Sono giunti a noi solo per un motivo, che la guida ci ripete con insistenza: qui gli spagnoli, i famosi “conquistadores”, non ci sono mai arrivati. Altrimenti avrebbero distrutto tutto, come hanno fatto ovunque hanno messo piede, a partire dalla vecchia capitale peruviana e la storica capitale Inka, Cuzco. Arrivarono nel 1530 e fecero tabula rasa, sia dei nativi che della loro cultura, templi e città comprese.
L’Inka trail e i suoi insediamenti (tra cui il Machu Picchu) si salvarono solo grazie alla loro posizione (nascosta e quasi irraggiungibile) e alla genialità degli Inka, che una volta resisi conto dell’imminente disfatta, riuscirono a tenere nascosti questi ultimi, inestimabili tesori.
Il Machu Picchu venne scoperto soltanto nel 1911 e oggi lo visitano dalle 2mila alle 6mila persone al giorno (troppe, secondo alcuni) e queste valli sono nuovamente in pericolo: i moderni governi peruviani, attirati dall’enorme quantità di denaro che genera questo indotto, pare non badino ai problemi derivanti il sempre maggior numero di turisti e i fondi raccolti, come spesso capita, finiscono nelle tasche di pochi, mentre la manutenzione, i servizi e i controlli sono del tutto carenti. Da parte nostra, l’unica cosa che possiamo fare, è rivolgerci ad agenzie per un turismo responsabile e sostenibile, chiedendo garanzie e facendo pressioni.

Tornando al trekking, questa è l’ultima notte: fra poche ore partiremo alla volta della “Puerta del Sol“, punto d’accesso al Santuario del Machu Picchu. Siamo a poche ore di cammino dalla meta e l’emozione è forte.
Questa sera ho fatto la doccia più fredda della mia vita: non pensavo che l’acqua potesse arrivare a certe temperature senza diventare ghiaccio!

4° GIORNO
Sveglia ore 3. Facciamo gli zaini, una colazione veloce e poi via verso il check point di Winay Wayna. Qui chi prima arriva meglio alloggia e fortunatamente siamo tra i primi, assicurandoci scomode ma provvidenziali panche in legno dove sederci. Dietro di noi uno sciame di pile frontali inizia a mettersi in coda. In tutto dovremmo essere circa 400. Tutti aspettano l’apertura del cancello che avverrà soltanto alle 5:30. Da lì in poi, 2 ore di cammino ci porteranno alla “Puerta del Sol”, l’entrata al Santuario dalla parte dell’Inka trail.

IMG_1360_1200

Passiamo il check point alle 5:35 e affrontiamo il sentiero subito con gran passo. Dopo pochi minuti stiamo correndo, quasi inconsapevolmente, attratti da una forza più grande di noi.

E’ surreale: il dolore alle gambe è scomparso, il fiato regge nonostante l’altitudine e quei gradini ripidi che i giorni prima ci sembravano tanto impegnativi, ora sono soltanto timidi ostacoli da lasciarci alle spalle il più presto possibile.
Tutti i concetti relativi all’andare piano piano ora sono andati a farsi benedire. D’altronde sappiamo bene cosa c’è in ballo: il privilegio di guardare l’alba sul Santuario Inka, ancora vuoto di turisti. E allora corriamo!
Lo zaino sbatte sulle spalle, il cuore pompa, le scarpe sfrecciano sul terreno umido. Io ci metto l’anima, e oltre. Tempo previsto per gli ultimi 6 km, 2 ore: li percorriamo in 35 minuti lasciandoci dietro tutti gli altri trekkers.
Ultima rampa, una cinquantina di gradini di pietra che sembrano una scala da quanto ripidi sono. Ce li mangiamo.
Dietro di noi si intravede il sole, in mezzo a nuvole apparentemente innocue.

IMG_1363_1200

Varchiamo “Puerta del Sol” alle 6:10, stremati ma con gli occhi colmi di entusiasmo. Però qualcosa non va…

IMG_1365_1200

Ci guardiamo increduli, davanti a noi il nulla. Il Machu Picchu non c’è. Non ora, non qui. Un fitto banco di nuvole bianche copre tutto. Non si vede niente. Solo nebbia, nient’altro.
Il Machu Picchu c’è ma è dietro, coperto, ancora nascosto, ancora segreto

IMG_1366_1200

Pacha Mama ci mette alla prova, ancora una volta. Non ci resta che accettare la lezione, sederci e aspettare il resto del gruppo. Ed eccoci qui, Lui è dietro di noi…

IMG_1368_1200

Si concederà soltanto un’ora dopo, nella sua immensità, scevra da dimensioni. Sublime e straordinario.
Solo una civiltà illuminata poteva concepire e realizzare un meraviglia di tale portata.

IMG_1388_3000

E’ il coronamento di quattro giorni magici. Un’avventura completa, un’esperienza totale… che a parole è difficile descrivere con efficacia, ma che spero, almeno in piccola parte, di esser riuscito a trasmettere e condividere con tutti voi.

Qui si parla di altre città Inka oltre al Machu Picchu, nascoste nella giungla, ancora più difficili da raggiungere, uguali se non di maggior splendore. Forse nei prossimi anni il Perù le mostrerà al mondo.
Per ora, noi, ci godiamo questo gioiello…

DSC05676_1200

Le misteriose linee di Nazca

Ci lasciamo alle spalle Huacachina e le sue dune nel deserto per giungere in 2 ore e mezza di autobus a Nazca, terza tappa del nostro viaggio.

Nazca è una cittadina di 35mila abitanti che vive prevalentemente di agricoltura e turismo. Quest’ultimo è incentrato sulle visite alle famose linee tracciate nel terreno che ogni anno richiamano migliaia di visitatori da tutto il mondo.

nasca astronauta

Le linee di Nazca sono uno di quei misteri a cui l’uomo moderno non è ancora riuscito a dare una spiegazione. Si pensa siano templi a cielo aperto o messaggi per gli dei. Altre teorie parlano di codici indirizzati agli extraterrestri, altre ancora non azzardano alcuna ipotesi verosimile.

La cosa incredibile è che nonostante siano state realizzate circa 2mila anni fa (tra il 100 a.C. e il 700 d.C.) siano ad oggi visibili e in ottime condizioni. Quello che è certo è che chiunque le abbia disegnate (pare la civiltà Nazca) l’ha fatto in modo tale che durassero nel tempo. Il perhè non si sa. Sono state scoperte solo di recente, nel 1927, quando un aviatore le notò dall’alto del suo aereo. Impossibile infatti individuarle da terra vista la loro dimensione (la più grande misura più di 180 metri di lunghezza).

Frequenti voli partono ogni giorno dal piccolo aeroporto di Nazca (il biglietto varia dagli 80 ai 120 $ a persona) e in un’ora permettono ai visitatori di vedere 12 figure (delle centinaia sparse in questa regione). Nel video che segue ne abbiamo filmate alcune, ovvero Austronaut (astronauta), Hummingbird (colibrì), Spider (ragno), Condor, Tree (albero) e Hands (mani).

E’ affascinante far galoppare la fantasia e immaginare chissà quale messaggio volessero trasmettere con questi disegni giganti…

Sempre a Nazca abbiamo poi visitato lo straordinario acquedotto di Cantayo, un’opera di ingegneria idraulica eccezionale e di una complessità incredibile per quei tempi (540 d.C.). In parte utilizzato ancora oggi. L’acqua che scorre all’interno dei suoi canali è così limpida che quasi non si vede.
E’ stato costruito talmente bene da resistere a importanti terremoti dei secoli scorsi, a differenza di opere ben più moderne andate completamente distrutte.

Stiamo iniziando a conoscere i peruviani: personalmente li immaginavo più solari e calorosi, in realtà sembrano molto riservati ma comunque sempre gentili. Il loro ritmo di vita è mooolto lento rispetto al nostro, e pare non ci sia nulla che possa mettergli fretta. Avremo modo di approfondire meglio nei prossimi giorni.

Ora ci aspetta la lunga trasferta verso Cusco da dove partirà il nostro trekking sul Machu Picchu.

IMG_1146